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Oncologia e stomaco, un approccio multidisciplinare

Tumore dello stomaco: l’approccio multidisciplinare migliora la qualità della vita

 
Per una volta iniziamo con una buona notizia: in Italia cala il tasso di mortalità per tumore allo stomaco in tutte le fasce d’età (-11% nella popolazione maschile rispetto al 2015, -20% in quella femminile) e anche quello di manifestazione della malattia (-1,9% e -1,4% rispettivamente per uomini e donne).
Questo per diversi motivi, che hanno a che fare con la prevenzione e con un approccio multidisciplinare. 
 
 
Nel 2020 sono state stimate in Italia quasi 14.500 nuove diagnosi, di cui circa 8.500 negli uomini e 6.000 nelle donne. Ciononostante, tale patologia rappresenta la quinta causa di morte per cancro nei due sessi (5,5% maschi, 4,9% donne). Dai dati riferiti all’incidenza di tale malattia nel mondo emerge che nel 2018 sono state più di un milione le diagnosi e circa 740mila i decessi.
 
In genere la patologia si manifesta dai 45 anni d’età, ma i picchi più rilevanti si registrano nelle fasce più avanzate, quando l‘organismo ha incamerato una elevata dose di fattori cancerogeni, diminuiscono le capacità di difesa e le risposte dei meccanismi di riparazione risultano spesso inefficaci.
 
Alcune tipologie di tumori sono causate da infezioni (nell’8% dei casi). Per il carcinoma dello stomaco l’insidia è costituita dall’Helicobacter pylori, un batterio la cui rapida eradicazione è basilare per la prevenzione del tumore. (Fonte AIOM – Associazione italiana di Oncologia medica)
 
Nel complesso negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi nell’ambito della ricerca medica, del trattamento e della cura di questo tumore al punto che l’Asco – Società americana di oncologia clinica – ha riconosciuto che i risultati più significativi nel campo oncologico sono stati ottenuti proprio nella profilazione molecolare dei tumori gastrointestinali, dedicando il prestigioso riconoscimento “Advance of the Year 2021”  agli operatori coinvolti in questa specifica branca.
 

Tipologie di cancro dello stomaco

 
  • L’adenocarcinoma gastrico è la tipologia di tumore più frequente (oltre il 90% dei casi). Prende origine dalla mucosa gastrica e si distingue in prossimale – vicino all’esofago – o distale – localizzato nella zona del piloro o del duodeno. In quest’ultima regione, detta anche antro-pilorico, si localizza il 50% di tutti i tumori dello stomaco. Relativamente alle caratteristiche istologiche si differenzia tra intestinale e diffuso. Il cancro dello stomaco di tipo intestinale è la forma più numerosa e aggredisce in particolare gli uomini.
  • Il tumore carcinoide (di origine neuroendocrina) è residuale così come abbastanza rari sono i linfomi, una malattia del sistema linfatico. Per quanto concerne lo stomaco, il tipo più comune è il cosiddetto linfoma MALT (MALToma).
 

 

Cause del tumore allo stomaco

Lo stomaco è l’organo dove avviene la seconda parte del processo digestivo attraverso i succhi gastrici. La prima fase avviene nell’esofago (il cibo è in parte digerito dagli enzimi della saliva), organo situato tra laringe e stomaco. Diversi fattori concorrono alla formazione del tumore:
 
  • L’Helicobacter pylori favorisce l’infiammazione delle mucose che rivestono lo stomaco ed è considerato responsabile dello sviluppo di circa il 90% delle ulcere gastriche o duodenali. Nel lungo periodo l’infezione può aggravarsi al punto da favorire la formazione di un tumore, in particolare nella zona vicino al cardias – l’orifizio di sbocco dell’esofago nello stomaco.
  • L’alcol e il fumo di sigaretta sono tra gli artefici principali. Solo il fumo aumenta due volte la possibilità di sviluppare questo tipo di cancro.
  • La dieta entra ancora una volta in gioco, in questa patologia come nella quasi totalità delle malattie, non solo quelle tumorali. L’eccesso di grassi, cibi conservati e salati, ricchi di nitriti e nitrati (affumicati o conservati sotto sale, presenti in alimenti di origine animale, nell’acqua e in alcuni tipi di ortaggi), sovrappeso e obesità favoriscono l’insorgenza del tumore.
  • Diabete mellito e ulcera peptica sono ulteriori patologie predisponenti mentre la poliposi gastrica è annoverata tra i fenomeni rari.
  • In merito alla familiarità non si può parlare di tumori ereditari, ma non va esclusa una predisposizione in tal senso determinata dall’alterazione di alcuni geni.
 
Come prevenire? Va aumentata la quantità di verdura, frutta e alimenti ricchi di fibre come cereali e legumi, cibi che assumono un ruolo di prevenzione nei tumori dell’intero tratto digerente (esofago, stomaco, pancreas, colon-retto, rene).
Dalla semplice camminata alla pratica sportiva anche amatoriale, l’attività fisica riveste un ruolo importante. 
 

Sintomi del tumore allo stomaco 

 
Non è semplice avvertire disturbi tali da associare questi al tumore dello stomaco. Talvolta alcune manifestazioni lasciano pensare a una gastrite o a un’ulcera.
Tuttavia vi sono alcuni segnali che devono indurre il soggetto a rivolgersi subito al medico.
Bruciore e/o dolore allo stomaco, sensazione di pienezza o gonfiore, inappetenza, disagio nella digestione, stanchezza, lieve stato febbrile, eruttazioni, nausea o vomito, evidente calo del peso, tracce di sangue nelle feci e cambiamento di colore (più scure) sono alcune delle possibili avvisaglie di cancro.
Purtroppo in presenza di alcuni di questi sintomi – in particolare gli ultimi tre – la malattia potrebbe essere già in uno stadio avanzato e aver coinvolto anche altri organi.
 

Diagnosi del tumore allo stomaco

 
L’anamnesi è la prima parte del processo diagnostico. Dal racconto del paziente il medico raccoglie gli elementi necessari per avviare la fase operativa. Anche i sintomi più lievi devono essere riferiti. Si passa poi agli esami ematochimici e l’indagine diretta parte con la gastroscopia o EGDS – esofago-gastro-duodenoscopia. Occorre sempre iniziare da questo esame e successivamente passare a trattare il paziente con farmaci antiacidi.
 
 
Attraverso la EGDS si compie una esplorazione visiva ed è quindi possibile individuare la zona del tumore e prelevare un campione di tessuto (biopsia). Dopo aver analizzato i frammenti (esame istologico) sarà possibile formulare la diagnosi e verificare fino a che punto è progredita la malattia.
A tal fine, il paziente sarà sottoposto a ulteriori accertamenti tra cui Tac addome-torace con mezzo di contrasto – per controllare l’eventuale presenza di metastasi – ecografia dell’addome e radiografia dell’apparato digerente.
 
Se gli esiti degli esami lasciano qualche dubbio, i margini d’incertezza possono essere rimossi procedendo con altri due ricerche: risonanza magnetica nucleare e Pet (Positron Emission Tomography).
Quest’ultimo esame, in particolare, può offrire una migliore definizione dello stadio di sviluppo in alcuni pazienti senza apparente diffusione metastatica ma presenta delle limitazioni dovute alla scarsa risoluzione anatomica delle immagini. Le donne in gravidanza e durante il periodo di allattamento non possono eseguire quest’esame.
 

Chirurgia per il tumore allo stomaco 

 
 
Sono due le procedure chirurgiche più utilizzate per trattare l’adenocarcinoma gastrico:
La gastroresezione (asportazione parziale) e la gastrectomia totale (asportazione totale dello stomaco). Altri due tipi di intervento sono la gastrectomia a manica – viene rimossa la parte sinistra dello stomaco – e l’esofagogastrectomia, mediante la quale si asporta la zona superiore dello stomaco e parte dell’esofago. 
 
Più che una scelta, è l’estensione della malattia a indurre l’équipe chirurgica verso il tipo di operazione. Dipende se si tratta di una neoplasia iniziale (ECG), avanzata (ACG), avanzata con diffusione agli organi adiacenti (T4b) o con carcinosi peritoneale.
 
Se il tumore è stato accertato nelle fasi iniziali, ha toccato in modo lieve la parete gastrica e non sono riscontrabili linfonodi, allora la decisione può orientarsi verso una asportazione in via endoscopica della parte aggredita.
Il trattamento endoscopico, infatti, in questi casi è ormai considerato una valida alternativa a quello chirurgico.
 
Il discorso prende tutta un’altra piega nel caso ci si trovi dinanzi a un tumore invasivo, situazione che rappresenta la maggioranza dei casi. In uno stadio molto avanzato, potrebbe essere inevitabile asportare anche gli organi nei quali la malattia si è propagata: milza, pancreas, colon trasverso e la parte inferiore dell’esofago.
La prognosi e il conseguente trattamento della malattia dipendono quindi dalla localizzazione del tumore – se è presente solo nello stomaco o se le cellule tumorali hanno invaso anche altre sedi dell’organismo – e dalle condizioni generali del paziente.
La metodologia chirurgica privilegia il trattamento laparotomico (aperto).
 
La chirurgia laparoscopica, mininvasiva e che garantisce una ripresa più rapida dopo l’intervento, sta comunque compiendo balzi in avanti anche per questo tipo di patologie e significativi risultati stanno maturando nel campo della chirurgia robotica.
La gastrectomia parziale supportata da linfadenectomia (asportazione di linfonodi per ridurre il residuo tumorale) offre comunque risultati eccellenti sotto il profilo delle complicanze postoperatorie e in termini di risultati oncologici a distanza di anni.
 
Questa procedura tende a rimuovere la sede dello stomaco dove si trova il tumore e parte di tessuti e organi situati nella zona adiacente con i relativi linfonodi. Ciò consente al paziente di conservare un livello di qualità della vita non molto diverso da quello cui era abituato. Il discorso cambia quando è l’intero organo a essere asportato. In questo caso il soggetto dovrà abituarsi a consumare piccoli pasti frazionati nell’arco della giornata e privilegiare – così come a rinunciare a– determinati cibi.
 
La chemioterapia può iniziare ancor prima che il paziente si sottoponga a intervento e si espleta attraverso l’assunzione di compresse o la somministrazione endovenosa dii farmaci specifici.
Non è escluso che ad essa si affianchi la radioterapia al fine di scongiurare le recidive tumorali. Negli ultimi anni si sono affacciati anche i farmaci biologici – anticorpi monoclonali – che al momento trovano impego nei tumori metastatici.
 

Complicanze dell’intervento

 
Considerata la delicatezza dell’operazione e l’area di intervento talvolta possono presentarsi complicazioni sia durante l’esecuzione della procedura chirurgica, sia in una fase successiva.
Tra le prime si segnalano lesione della milza, delle vie biliari e del fegato mentre quelle postoperatorie possono riguardare emorragie, ematomi, ascessi, pancreatite. A distanza di tempo è possibile registrare calo ponderale, osteoporosi, gastrite, esofagite, anemia.  
 

Postoperatorio

 
Dieta e nuovi comportamenti diventano i pilastri del programma di recupero. Se la terapia medico-farmacologica sarà tracciata dai medici, per il paziente si prospetta un cambiamento del proprio stile di vita (non così drastico, però, come si potrebbe pensare). 
 
Vivere senza stomaco è teoricamente possibile, ma il nemico più temibile è rappresentato dalla cattiva alimentazione. La prima cosa di cui ha bisogno il paziente – appena ricevuta conferma della malattia – è un programma metabolico-nutrizionale che assume la rilevanza di un piano salvavita.
 
Il giorno successivo all’intervento il paziente potrà consumare cibi liquidi poi, gradualmente, il suo regime alimentare si arricchirà di alimenti facilmente assorbibili come mousse, purè, formati piccoli di pasta ben cotta, carne trita. Pian piano la sua dieta sarà più assortita. Trascorsi 5-6 mesi dall’intervento avrà un ventaglio di scelte più ampio che andrà ad integrarsi con i supporti nutrizionali di cui ha bisogno. Cambierà la distribuzione e il peso di ciascun pasto.
Il paziente dovrà consumare porzioni più piccole distribuite durante la giornata iniziando con una colazione consistente seguita da uno spuntino, poi un pranzo leggero seguito a metà pomeriggio da un altro spuntino, infine una cena modesta. Occorrerà inoltre mantenere costante nel tempo questo ritmo evitando scompensi glicemici che possono avere serie ripercussioni.
 

In conclusione

 
Il tumore allo stomaco è una patologia che richiede un approccio multidisciplinare. La condivisione dei processi decisionali migliora la sopravvivenza e aiuta il paziente a mantenere una qualità della vita soddisfacente. Ciascun caso richiede uno specifico percorso di diagnosi definito all’interno delle linee guida nazionali e internazionali.
 
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dott. Mattia Pizzi
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