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Pirosi e reflusso, cose da sapere

Hai mai sentito parlare della pirosi?
La parola ha la stessa etimologia di piromane e pirotecnico, infatti il prefisso piro- indica il fuoco, il bruciore. Pirosi è quella fastidiosa sensazione di bruciore allo stomaco che viene avvertita in sede retrosternale e si diffonde all’esofago, alla faringe e alla gola, provocando un senso di acidità.
È uno dei sintomi più molesti, talvolta sottovalutato, nonché il segnale più evidente di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). 
 
 
La pirosi viene sottovalutata nonostante i suoi riflessi sulla vita sociale: l’eruttazione, quella sgradevole sensazione di bocca amara, la difficoltà nel compiere alcuni atti normali se non banali ha conseguenze anche sotto il profilo psicologico, accentuando lo stato di stress avvertito dal soggetto sofferente. La pirosi e gli altri sintomi da reflusso creano una situazione di disagio che talvolta spinge a limitare le frequentazioni: dall’ambiente di lavoro alla vita privata non pochi circoscrivono il proprio mondo, aumentando quello stato di sofferenza che acuisce la tensione.
 
Non è una patologia rara: si stima che circa il 10% della popolazione occidentale soffra di pirosi gastrica quotidiana e il 30% di pirosi frequente. Nel 20% della popolazione è moderata, grave o molto grave. La pirosi può manifestarsi in ogni fascia d’età ma si nota una particolare incidenza nei soggetti con più di 40 anni. Nelle persone over 50 si calcola che sia affetta da questo disturbo circa la metà delle persone. È più frequente tra le donne, in particolare over 35 e durante la gravidanza (30-50%), raggiungendo il picco negli ultimi tre mesi prima del parto.
 

Sintomi, come riconoscerla

 
La pirosi si presenta in genere circa mezz’ora dopo aver consumato un pasto, ma può presentarsi anche diverse ore dopo (ad esempio, durante il sonno). Alcuni particolari movimenti del corpo – allacciarsi le scarpe o prendere un oggetto da terra – possono favorire la sua comparsa. Il bruciore si presenta più di frequente quando il soggetto è in posizione supina. In posizione eretta, o quando si è seduti, la gravità tende a impedire il reflusso del contenuto gastrico nello stomaco.
Nausea, rigurgito, eruttazioni, tosse cronica, apnea e singhiozzo accompagnano il dolore che in molti casi è un indizio del reflusso gastroesofageo. Non di rado il paziente può avvertire forti dolori al torace che fanno pensare a un attacco cardiaco, episodi che spaventano non poco ma fortunatamente vengono esclusi in fase di accertamento.
 
 

Le cause della pirosi

 
La pirosi è scatenata da un’alterazione a carico dell’esofago, sfintere esofageo inferiore (LIS) e stomaco. All’origine di questa condizione possono esservi alcune malattie dello stomaco: ulcera peptica, gastriti, reflusso gastroesofageo, ernia iatale (risalita dello stomaco nel torace attraverso il diaframma) ma vi sono anche altre cause scatenanti: 
 
  • Aumento della pressione dello stomaco dovuta a sovrappeso, obesità e gravidanza
  • Stress
  • Cambi di regimi alimentari, assunzione di farmaci (tra i più controindicati, gli antinfiammatori non steroidei), pasti abbondanti, consumo eccessivo di grassi, cibi acidi, bevande alcoliche e gassate o spezie
  • Fumo
  • Produzione eccessiva di succhi acidi da parte dello stomaco. 
 
I fattori emozionali aggravano una pirosi già in atto, che può risentire anche di problemi quali il ridotto funzionamento del diaframma – muscolo che separa il torace dall’addome – e della giunzione esofago-gastrica, ovvero il punto di passaggio tra esofago e stomaco. Tali difficoltà favoriscono la risalita del contenuto dello stomaco verso l’esofago, provocando l’irritazione.
 

Prevenire la pirosi 

 
Lo stile di vita incide molto sulla comparsa della pirosi, pertanto è necessario partire dall’alimentazione per eliminare o ridurre gli effetti di questo fastidio. Come già rilevato, esistono categorie di cibi che favoriscono il suo insorgere: caramelle alla menta piperita, cioccolato, pomodori, agrumi, i crauti e i sottaceti, piatti piccanti, fritture, marmellata, alcolici, miele, tè, bevande gassate e caffè. 
 
Il caffè, in particolare, accentua la comparsa di questo disturbo gastrointestinale: circa il 70% dei pazienti dichiara che il sintomo peggiora dopo il consumo della bevanda. Legato al cibo è il modo di consumarlo. È suggerito di ridurre le porzioni, frazionare il numero dei pasti, ridurre il consumo a cena e mangiare senza fretta. I farmaci antinfiammatori vanno assunti regolarmente durante i pasti, mai a stomaco vuoto o dopo mangiato. Quanto al fumo e all’alcol il consiglio è sempre quello di smettere o ridurne significativamente il consumo.
 
Sovrappeso e obesità influiscono sullo sviluppo della pirosi e sulle patologie ad essa collegate. Mantenere un indice di BMI (massa corporea) nella norma agisce come fattore preventivo, allenta la pressione sullo stomaco ed estende i suoi benefici anche alle malattie cardiovascolari.
Infine, far trascorrere almeno due-tre ore dal pasto prima di andare a letto o comunque prima di sdraiarsi. Alzare il cuscino di 10-12 centimetri induce a uno stato di rilassamento dei muscoli che allontana il rischio di pirosi.
 

Diagnosi ed esami specifici

 
Se il medico arriva a escludere patologie e problemi cardiaci dà inizio a una terapia farmacologica (antiacidi, alginati, inibitori della pompa protonica, antisecretori). Nel caso di risposta insufficiente è necessario procedere con gli esami strumentali. La radiografia tubo digerente con manovre dinamiche tende ad andare a fondo circa l‘origine del disturbo indagando le vie digestive. Esofago, stomaco e duodeno sono passati ai raggi x per accertare se vi siano alterazioni a loro carico. L’esame avviene con mezzo di contrasto: il paziente è invitato a bere un liquido contenente solfato di bario. Prima di procedere è necessario che il tubo digerente sia “pulito”, evitando di assumere cibo e bevendo piccole dosi d’acqua nelle precedenti sei-otto ore. Come per tutti gli esami radiologici non è possibile eseguirlo in caso di gravidanza e quando vi sia il fondato sospetto di occlusione o perforazione gastro-intestinale.
 
L’esofago-gastro-duodenoscopia consiste nell’introduzione via orale di una sonda a fibra ottica per indagare l’esofago, lo stomaco e il duodeno. È possibile anche prelevare piccoli campioni di tessuto per eseguire poi la biopsia (accertamento disposto in particolare per escludere complicanze come l’esofago di Barret, che colpisce in particolare chi soffre di reflusso gastroesofageo cronico e accresce il rischio di cancro all’esofago). Per lenire il dolore, si effettua una leggera sedazione della zona indagata mentre il paziente è sveglio.
 
La pH-metria delle 24 ore è un esame teso a monitorare la frequenza di reflusso, il numero degli episodi e rilevarne il grado di acidità nell’esofago e/o nello stomaco nell’arco della giornata mentre la manometria esofagea permette di valutare la motilità dell’esofago, misurare le variazioni di pressione mediante un catetere ed evidenziare eventuali deficit funzionali.
 

Chirurgia

 
 
Il trattamento chirurgico si rivela necessario quando:
 
  • La terapia medica non è sufficiente a placare i sintomi della pirosi
  • Si registra una insistenza di lesioni mucose
  • I disturbi provocati dalla tosse notturna e i fenomeni di rigurgito persistono o addirittura tendono a peggiorare
  • Dagli esami emerge che all’origine del fastidio vi sia una grossa ernia iatale
  • Quando il paziente desidera sospendere o non può assumere farmaci inibitori e antiacidi per lunghi periodi.
 
La soluzione è rappresentata dalla plicatura gastrica che viene realizzata con la Fundoplicatio secondo Toupet o Dor e dalla iatoplastica. Con la prima tecnica – Toupet – i due tratti dello stomaco vengono suturati all’esofago con un manicotto gastrico che avvolge l’organo a 270° mentre la Fundoplicatio di Dor è di 180°, solo anteriore. Riposizionato lo stomaco e il cardias nell’addome si ricostruisce lo iato esofageo (iatoplastica), rinforzando la parete con una rete in materiale biocompatibile.
L’intervento è eseguito in laparoscopia o in robotica, è mininvasivo, di ridotto impatto estetico, non doloroso e riduce i tempi di recupero postoperatori. Questa procedura chirurgica è risultata essere quella più soddisfacente in termini di risultati per il paziente.
 
 

Rischi e complicanze dell’intervento chirurgico

 
Sono assimilabili a quelle che si riscontrano a seguito di ogni operazione. Nel caso in oggetto, può verificarsi la perforazione dell’esofago ma le probabilità sono remote (inferiore all’1%) e   l’insorgenza di tromboflebiti profonde, con possibile conseguente embolia polmonare. 
Una seconda complicanza è rappresentata dalla comparsa di uno pneumotorace ­­– presenza di aria nella pleura, la membrana che contiene il polmone.
 
Seppure rarissime, da segnalare la possibile lesione accidentale della milza, che può comportare la necessità di asportare tale organo (splenectomia) e la perforazione di un viscere. In caso di sanguinamento possono rendersi necessarie delle emotrasfusioni.
Trascorsi mediamente tre giorni dall’intervento il paziente può fare rientro a casa.
 

Decorso post-operatorio

 
Se il paziente avverte dolore al risveglio potrà assumere un analgesico. In seguito sarà eseguita una radiografia dell’apparato digerente e, trascorse poche ore, potrà riprendere a mangiare – osservando una dieta semiliquida o frullata – aumentando gradatamente la quantità e la varietà degli alimenti.
Per riprendere a lavorare e a svolgere le normali attività occorre attendere qualche settimana.
 
 
Il disturbo associato alla pirosi, di per sé molto fastidioso, può nascondere la presenza di altre patologie che richiedono un approccio rapido e una gestione efficace della malattia. È pertanto necessario che il team di medici e specialisti sia in grado di diagnosticare tempestivamente la natura del problema e porvi rimedio nel più breve tempo possibile.
 
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dott. Mattia Pizzi
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