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Pillole di proctologia: ragadi, come trattarle

Le ragadi vengono spesso scambiate con le emorroidi: si tratta, però, di patologie diverse e come tali vanno trattate in modo differente.
 
Vediamo insieme di cosa si tratta e successivamente quali sono i passi da fare per eliminarle dalla nostra vita.
 

Ragadi: cosa sono

 
In Proctologia la ragade anale è una ulcerazione localizzata nella mucosa interna dell’ano. Si tratta di una ferita che può presentarsi a qualsiasi età - infatti anche i bambini possono esserne colpiti - ma è più frequente tra i giovani e nell’età mediana.
Dove si trovano le ragadi? La piccola lacerazione è generalmente situata nella posizione posteriore ed è associata a un aumento del tono muscolare del muscolo sfintere interno dell’ano. 
Attenzione: se si colloca in una posizione diversa può essere il segnale di altre malattie, tra cui il morbo di Crohn. Raramente si trova nella posizione laterale. Tuttavia questo non è detto: infatti nella fascia femminile talvolta compaiono solo nella zona anteriore, mentre in circa il 10% si registrano casi con lesioni sia nella zona anteriore che in quella posteriore.
 
L’incidenza di questa patologia in Italia è stimata tra il 10-12% della popolazione, mentre negli Stati Uniti supera il 20%. Un dato che si spiega soprattutto con le differenti abitudini alimentari.
Non vi è alcuna correlazione tra cancro e ragade anale: il tumore dell’ano, una forma rara di neoplasia purtroppo in aumento, talvolta presenta dei sintomi analoghi a quelli della ragade ma si tratta di patologie distinte e non collegabili. 
 

Ragadi: cause e sintomi

 
La causa primaria della formazione delle ragadi è riconducibile alla difficoltà nella defecazione. Durezza e grandezza delle feci aggravate dalla stitichezza – con conseguenti sforzi eccessivi e prolungati – sono in genere all’origine della ragade, ma anche stati infiammatori intestinali e malattie croniche favoriscono la formazione della ferita, come diarrea e frequenti scariche. Talvolta le ragadi si accompagnano con le emorroidi: anche per questo motivo è frequente confonderle. Anche lo stress può rappresentare un fattore di rischio. Le ragadi anali, infine, sono un fenomeno che si presenta spesso nelle donne all’indomani del parto.
 
Per quanto riguarda i sintomi, prurito e dolore sono i segnali più evidenti che si manifestano in presenza delle ragadi. Ad essi si associa la presenza di sangue dal colore rosso vivo che si deposita sulla carta igienica. Il dolore si avverte in maniera accentuata durante il passaggio delle feci e può durare qualche ora dopo il passaggio. Il soggetto avverte chiaramente la presenza di un corpo estraneo nella zona anale.
 
Come si diagnosticano le ragadi?
Durante la visita proctologica la ragade è generalmente visibile. Se il paziente non lamenta eccessivo dolore il medico procede con l’esplorazione rettale. Questa viene effettuata mediante l’inserimento nel canale anale di un dito coperto da un guanto per valutare il tono e accertare la presenza di eventuali stenosi (restringimento). In una seconda fase si procede con l’ausilio di un anoscopio, un oggetto di forma cilindrica alla cui estremità vi è una fonte luminosa che consente di visualizzare le pareti e la mucosa. In tal modo il medico può giungere al corretto inquadramento della situazione, verificare le condizioni e il posizionamento della ragade, accertare la possibile presenza di emorroidi ed escludere o ravvisare problemi riconducibili a malattie infiammatorie croniche (morbo di Crohn, retticolite ulcerosa).  
In taluni casi si può rendere necessario una retto-sigmoidoscopia e una colonscopia, due esami strumentali che mirano ad approfondire l’ispezione dell’intestino.
Nel complesso si tratta di procedimenti non dolorosi ma che creano un evidente imbarazzo nel paziente. Compito del medico e del personale sanitario è anche quello di rendere meglio fruibile il percorso diagnostico, affinché il soggetto svolga gli esami in un clima di totale rilassatezza, sapendo di poter contare in ogni momento sull’assistenza del personale che gli è accanto.
 

Come debellare le ragadi anali

 
Partiamo dalla prevenzione.
Come prevenire le ragadi? 
 
Dieta e igiene sono i due pilastri sui quali poggia la prevenzione della ragade. In particolare, nei bambini è necessario cambiare spesso i pannolini e procedere a una accurata pulizia, rinfrescando le parti intime.
Le condizioni di sovrappeso e obesità sono un’aggravante anche per questo tipo di patologia. Più in generale, è opportuno seguire una alimentazione equilibrata ricca di liquidi e fibre: cereali integrali, frutta e verdura aiutano l’organismo a liberarsi dalle tossine tenendo sotto controllo malattie come diabete e colesterolo e dando anche un senso di sazietà. Sono cibi altamente digeribili e che favoriscono l’espulsione di feci più morbide.
 
Se le ragadi sono già apparse, è possibile intervenire localmente con unguenti a base di nitroglicerina per supportare il flusso sanguigno, pomate per lenire il dolore, dilatatori anali per favorire il rilassamento muscolare, iniezioni di tossina botulinica per placare gli spasmi, o ancora farmaci calcio-antagonisti. Ovviamente, il tutto sotto stretto controllo medico. 
 
Se il problema non regredisce con queste cure, è necessario a volte l’intervento chirurgico.
La procedura più utilizzata è denominata sfinterotomia laterale interna. Ad oggi rappresenta il gold standard per il trattamento operatorio delle ragadi. L’operazione, eseguita in anestesia locale o spinale, consiste nel dividere e sezionare parzialmente lo sfintere anale interno al fine di ridurre lo spasmo e migliorare l’afflusso di sangue. Questi due effetti combinati portano a un pieno ristabilimento delle condizioni del paziente.
Altra opzione possibile è l’anoplastica. In questo caso il chirurgo proctologico asporta la ragade e successivamente provvede a proteggere la ferita con una parte di pelle o di mucosa anale del paziente. È una tipologia d’intervento riservata soprattutto ai casi in cui vi sia stata già una operazione anale, in presenza di altre lesioni associate alla ragade, quando le ragadi siano di grosse dimensioni o si sia riscontrata una stenosi.
 

I vantaggi dell’operazione chirurgica

 
I vantaggi del trattamento sono immediatamente percepibili. La ragade guarisce e il dolore in genere scompare da subito. Il paziente potrà bere al risveglio e consumare un leggero pasto a distanza di qualche ora dall’intervento. La dimissione, poi, può avvenire in giornata o dopo 24 ore. Entro alcuni giorni si potrà riprendere a svolgere le normali attività evitando di sottoporre il fisico a eccessivi sforzi. Particolare attenzione deve essere riservata alle medicazioni e all’igiene personale.
 
Tra le possibili complicanze, da segnalare casi possibili di:
 
  • ritenzione urinaria; 
  • dolore gestibile mediante l’assunzione di analgesici; 
  • difficoltà a trattenere feci liquide e gas
 
Questi problemi, ove presenti, tendono a scomparire in poche settimane.
Molto più diradate sono le possibilità di un sanguinamento immediato – post intervento – o successivo – quando il paziente ha già fatto rientro a casa. In sporadici casi è necessario un ritorno in camera operatoria per tamponare l’emorragia. Altrettando episodica è l’insorgenza di un ematoma con conseguente infezione e formazione di ascesso.

 

In conclusione 

 
La ragade anale è una patologia dolorosa e fastidiosa e l’intervento chirurgico è la procedura risolutiva. Appena si avvertono sintomi riconducibili a tale affezione è opportuno fare una visita proctologica per definire la terapia da seguire e stabilire i tempi per dare corso all’intervento.
 
Affidati ai migliori professionisti! 
 
Mettiti in contatto:
dott. Mattia Pizzi
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